Già da alcuni mesi si parla di “Web 3.0”, come se non bastasse il termine “Web 2.0” coniato da O’Reilly tra fine 2004 e 2005 e che individuava nella connettività e collaboratività la natura della rete. Per comprendere appieno la portata di come la rete modifica l’informazione e la conoscenza suggeriamo di rileggere in italiano l’articolo originale (e influente) di O’Reilly che trovate al seguente link.
Oggi si parla addirittura di “Web 3.0” come naturale evoluzione del web come piattaforma generale che soppianta il macchinario (l’hardware) ma anche i programmi (il software). Come dimostrano gli esempi di Google DOCS e Zoho Suite, non è più necessario aggiornare macchine e programmi continuamente e spendere risorse considerevoli per “far girare” la produttività di scuola e ufficio. Oggi basta avere una connessione internet abbastanza veloce, un browser e gestire tutti i propri documenti (testi, presentazioni, progetti, diagrammi GANTT, chat, ecc.) via rete. Inoltre, è possibile creare e mantenere un’ampia rete di contatti professionali e personali senza dovere saltellare da un sito all’altro (per esempio, cambiando da Facebook a MySpace, a Flickr, ecc.).
In una situazione tipicamente scolastica, per esempio, possiamo prevedere un laboratorio pratico di ricerca di informazioni e della loro manipolazione, strutturazione e presentazione – da parte degli studenti stessi – alla classe intera. Il docente, in questo caso, diventa una specie di “curatore/amministratore” dell’operazione, come l’amministratore di un sito web e verifica la congruenza didattica del lavoro svolto.
Ecco, il Web 3.0 pare un’evoluzione della versione precedente: la rete collaborativa, in costante evoluzione e il cui sapere e conoscenze sono sempre condivise, discusse e aggiornate da tutti.