Che cos’è il “Web 2.0”? Cosa vuol dire “Web sociale e collaborativo”?
Propongo questa mappa che a mio parere meglio sintetizza il dibattito. Ecco come viene definito da Tim O’Reilly in “What is Web 2.0“, da Paul Graham nel suo “Web 2.0” e da Jason Fried nel libro “User Survey“:
- La saggezza degli utenti: con questa definizione pensiamo direttamente al funzionamento di Digg.com, in cui il successo di un articolo è deciso dagli utenti che lo votano. La gente parla della forza dell’”Effetto della rete”. I risultati di Google funzionano in base a questa definizione. E’ il numero di link al sito che ne decide l’importanza.
- Applicazioni web condivise: se applichiamo questa definizione, allora solo alcuni siti verrebbero classificati come Web 2.0: Basecamp, Google APPS e 30Boxes. Ma se pensiamo a Google e a Digg come applicazioni, allora molti altri siti rientrerebbero nella categoria.
- Il web inteso come piattaforma: definizione abbastanza vaga. Avete ragione. Secondo Tim O’Reilly, che ha coniato questo concetto, significa mettere a disposizione un servizio che non potrebbe vivere senza il web. In quest’ottica, allora pensiamo a eBay, Craiglist, Wikipedia, del.icio.us, Skype e Dodgeball. Ogni community possa rientrare in questa definizione.
- Partecipazione degli utenti: Questo è il punto fondamentale che divide i vecchi siti dai nuovi servizi web come YouTube, Flickr e OhMyNews dove gli utenti sono anche gli autori. L’espressione “read/write web” illustra chiaramente l’idea che vogliamo trasmettere.
- Pieno coinvolgimento dell’utente: I siti Web 2.0 usano CSS, AJAX, e altre tecnologie che aumentano l’usabilità e creano pagine dinamiche che sono i grado di mostrare più informazioni nello stesso spazio.
- Neologismo per Marketing: questo è almeno quello che gli scettici dicono, tutto una faccenda commerciale. Così Google search, Amazon ed eBay, che fanno parte del Web 2.0 per una o più delle loro caratteristiche, sono solo una sorta di moderna moda passeggera destinata a sparire. Questa definizione è parzialmente vera, anche se, secondo me, il Web 2.0 è molto di più.
- L’importanza dei dati: La gestione dei dati è una competenza insita nelle aziende e organizzazioni che trattano il Web 2.0. “L’SQL è il nuovo HTML”, è un’altra definizione che segue la stessa filosofia. Tutto il Web 2.0, dalle grandi aziende come Amazon e Google per arrivare alle piccole startup come 30boxes e Orchestrate, operano principalmente con database e praticamente non fanno altro che mostrare viste personalizzate.
- Beta per sempre: Le applicazioni Web 2.0 sono continuamente rilasciate, riscritte e rivisitate su basi in continuo sviluppo. La maggior parte delle applicazioni di Google, per esempio, sono ancora in beta. Ancora, Flickr si rumoreggia sia modificato ogni 30 minuti. MySpace e altre reti sociali aggiungono nuove caratteristiche ogni quindici giorni. Questa è comunque diventata una caratteristica anche delle applicazioni standalone, basti pensare a Windows e MacOs che rilasciano fix e patch in continuazione.
- Usare il web come è stato ideato: Paul Graham riferisce di un incremento nell’usabilità che è stata raggiunta attraverso un buon design, grazie a tecnologie come AJAX e anche perché è stato permesso agli utenti di organizzare le loro informazioni liberamente (si veda Flickr e del.icio.us).
- Nulla: Molti asseriscono che il Web 2.0 non esiste. Personalmente trovo difficile condividere questa risposta. Semplicemente perché se da un lato è difficile trovare una definizione chiara, dall’altro è anche innegabile una lenta rivoluzione nei nuovi siti. E’ come voler descrivere il mondo con il solo bianco e nero. Esistono le gradazioni e le tonalità che dipingono meglio gli oggetti e la realtà. La stessa cosa credo si possa dire delle nuove applicazioni. Inoltre il Web 2.0 è ancora una espressione giovane. Ci rendiamo conto di cosa sia, ma non riusciamo ancora a definirne i contorni.
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