Le serate in pizzeria possono avere degli sviluppi imprevedibili per davvero. In breve, scoprendo di essere in compagnia di qualche conoscente docente, ieri sera abbiamo animatamente discusso di Facebook (tra l’altro, oggi pare irraggiungibile), della sua presunta pericolosità, e del rifiuto (da parte di qualcuno/a) a utilizzare gli strumenti in rete e a “fare entrare Internet in classe”.
Quale approccio dovremmo adottare nei confronti di Facebook, il Moloch che ci sovrasta e che tutto vuole sapere / conservare dei nostri dati, delle nostre esperienze, dei nostri link, ecc.?
Confesso di non essere un crociato a favore del Web, ma neanche un fautore del ritorno all’antico e polveroso libro, mentre il mondo bussa alla nostra porta.
Mi domando: è possibile un approccio eticamente laico ed equilibrato all’uso quotidiano in classe degli strumenti di condivisione in rete e delle reti sociali (Facebook incluso), senza dire subito “Vade retro!” ?
Per esempio, potremmo
- evitare di riprodurre con Internet le modalità direttive e autoritarie della scuola tradizionale, ma considerare che Internet ha una struttura associativa assai simile alle modalità conoscitive e neuro-relazionali del pensiero umano. Un buon testo per cominciare a riflettere in materia è di Robert Sternberg – Edward E. Smith (2000), La psicologia del pensiero umano, Roma: Armando.
- non attribuire un continuo voto/ valutazione alla quantità di “roba” visitata nel Web, ma alla qualità della sua rielaborazione a opera dei nostri studenti (interessante in materia un post di Eleonora Guglielman, “Didamatica 2010. Il bestiario dell’e-Learning”, qui).
- fare tutti gli sforzi per essere bravi/competenti insegnanti-mentori, cioè accompagnatori degli studenti nella costruzione del loro sapere e delle loro conoscenze critiche.
Fino a quando la “classe educativa” sarà composta da ignoranti informatici avremo sempre educatori che urlano “vade retro!”…..