Oggi il tema della privacy e della sicurezza dei dati personali sembra essere ricorrente e assumere toni anche ossessivi. Solo ieri il padrone e fondatore di Facebook, il giovanotto Mark Zuckerberg annunciava – non senza suscitare una certa apprensione e avversione – che per lui “la privacy non è un valore“, secondo quanto dichiarato in un’intervista al quotidiano La Repubblica dal suddetto.
Devo dire di essere fra i circa 30mila utenti di Facebook nel mondo che hanno deciso di cancellarsi come tali dal famoso network; probabilmente sono parte di un’infima minoranza da confinare nella “riserva indiana”. Cosa mi ha spinto a cancellare il mio account da Facebook? In estrema sintesi, l’altalenante posizione riguardo la riservatezza dei miei dati personali, dei miei link, delle mie idee e amicizie, che NON desidero “dare in pasto” a chiunque faccia il guardone su Internet.
Nei confronti della privacy e della salvaguardia dei dati personali Zuckerberg ha dimostrato di essere estremamente ondivago e contraddittorio, assumendo posizioni molto diverse fra loro e a breve distanza di tempo, per cui si ricava una sensazione di “presa per i fondelli”, una mancanza totale di rispetto verso gli utenti che si riversano a frotte sul Web e fanno la popolarità del suo network. Esempi concreti della contraddizione di Zuckerberg in materia di rispetto / totale disinteresse verso la privacy sono i seguenti:
- “La privacy non è un valore per me“, dall’intervista menzionata sopra a La Repubblica, 23/06/2010;
- “Facebook rispetta la privacy di chi l’ha a cuore“, dall’intervista al giornale americano Washington Post del 24/05/2010. Qui in sostanza si dice che gli strumenti per la gestione della privacy ci sono, ma la maggioranza degli utenti ne ignora completamente l’esistenza oppure non li utilizza nel modo più consono. Questo può essere vero in parte, ma non del tutto.
- “The Age of Privacy is Over” (“L’era della privacy è finita”), dall’intervista video con Mike Arrington, fondatore di TechCrunch, 08/01/2010. Qui il Nostro afferma soavemente che la privacy è una “norma sociale obsoleta”;
- “Privacy is very important to us” (La privacy per noi è molto importante), dal dibattito al The Wall Street Journal’s D: All Things Digital Conference, svoltosi al Rancho Palos Verdes, California, il 02/06/2010;
- Zuckerberg “odia la propria politica di privacy”, come lui stesso dichiara, scrive e fotografa l’11/12/2009 scorso.
Come gestire la privacy in Facebook?
Di seguito vorrei suggerire pochi link per la gestione dei dati personali sul network. NB: i link sono in lingua inglese.
1) “How to Opt Out of Facebook’s Instant Personalization“, dal New York Times del 23/04/2010. Evitate di rendere tutti i vostri link immediatamente (e automaticamente) visibili/condivisibili con tutti.
2) “Facebook Instant Personalization Opt OUT“, video esplicativo o tutorial per procedere a stabilire criteri e passaggi concreti per la tutela della privacy;
3) “HOW TO”: Disable Facebook’s “Instant Personalization” [PRIVACY]“, pagina dal sito americano Mashable, molto esaustivo sui social media.
Ricordiamoci, infine, che vi sono stati GIA’ diversi casi in cui la maldestra condivisione di opinioni personali su Facebook ha provocato il licenziamento del malcapitato utente da parte dei propri superiori: Facebook ha diritto pure ad agevolare i licenziamenti in un’epoca di incertezze e precariato? Andate a vedere i seguenti link:
- “Scrive su Facebook: “
Il mio lavoro è noioso, licenziata“, Corriere della Sera, 27/02/2009;
-
- Per finire, si vada a vedere cosa recita la Direttiva 26 maggio 2009, n.2 emanata dal ministro Brunetta per disciplinare l’utilizzazione di Internet negli uffici pubblici italiani.
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