Obama’s “Internet Kill Switch”: come ti spengo la rete

A US Senate committee has approved a wide-ranging cybersecurity bill that some critics have suggested would give the US president the authority to shut down parts of the Internet during a cyberattack.

Senator Joe Lieberman and other bill sponsors have refuted the charges that the Protecting Cyberspace as a National Asset Act gives the president an Internet “kill switch.” Instead, the bill puts limits on the powers the president already has to cause “the closing of any facility or stations for wire communication” in a time of war, as described in the Communications Act of 1934, they said in a breakdown of the bill published on the Senate Homeland Security and Governmental Affairs Committee website. The committee unanimously approved an amended version of the legislation by voice vote Thursday.
The bill, introduced earlier this month, would establish a White House Office for Cyberspace Policy and a National Center for Cybersecurity and Communications, which would work with private US companies to create cybersecurity requirements for the electrical grid, telecommunications networks and other critical infrastructure.
The bill also would allow the US president to take emergency actions to protect critical parts of the Internet, including ordering owners of critical infrastructure to implement emergency response plans, during a cyber-emergency. The president would need congressional approval to extend a national cyber-emergency beyond 120 days under an amendment to the legislation approved by the committee.

Alternative a Internet?Senza che nessuno se ne accorgesse troppo, un comitato ristretto del Senato USA ha votato un provvedimento legislativo che consentirebbe al presidente americano in carica di “adottare azioni urgenti e rapide per proteggere parti critiche di Internte”. In altre parole, il presidente americano in carica avrebbe la possibilità di “spegnere Internet” in caso di attacco di hackers, pirati, terroristi operanti nel campo dei media digitali, ecc. Avvalendosi di una legge passata del 1934, il Senato ha inteso intervenire in caso di attacco contro gli USA e “chiudere qualsiasi possibilità alle comunicazioni avversarie”.
Resta da capire ora come e in che misura si possa “chiudere” l’intera rete al traffico, vista la distribuzione delle infrastrutture e dei nodi informativi, anche se molti server di famosi siti e servizi (prendiamo Google, per esempio) sono proprio americani e quindi in territorio governato da quello che è stato già battezzato “Internet Kill Switch.”

La Casa Bianca alla conquista di Facebook, MySpace e Twitter

Il post che propongo oggi non è personale, ma ripreso da un interessante articolo di David Saltuari, sul Magazine di Sky.it, reperibile a questo link. Saltuari approfondisce l’uso da parte della nuova presidenza americana di Obama dei mezzi di comunicazione mediata dai social networks. In particolare, si evidenzia come la Casa Bianca si sia lanciata alla conquista di Facebook, MySpace e Twitter:

“Che Barack Obama fosse il politico più attento nell’uso degli strumenti del web lo si sapeva fin dalle primarie democratiche dello scorso anno. Ora il presidente degli Stati Uniti ha deciso di dispiegare anche tutti i canali comunicativi della Casa Bianca sui social network. L’apertura dei canali su Twitter, MySpace e Facebook (che si vanno ad aggiungere ai già esistenti canali di YouTube e Flickr) ha coinciso con l’emergenza dell’influenza A, permettendo così di mettere subito alla prova l’efficacia e l’utilità di questi strumenti di comunicazione.
Perché la domanda che tutti si pongono è sempre la stessa: sarà anche bello, giovane e moderno aprirsi una pagina su tutti i social network. Ma serve poi veramente a qualcosa o fa solo immagine? La domanda non è peregrina, anche perché i social network, come si capisce dal nome, servono a socializzare e prevedono dunque un’alta interazione tra gli utenti. Ma per la Casa Bianca, sia per il necessario distacco istituzionale che deve avere sia per la quantità di contatti che ha, risulta impossibile essere un’utente come tutti gli altri. Sarà ben difficile scoprire su Facebook quali sono i cinque personaggi che vorrebbe avere accanto in una rissa…
immagine-1…La Casa Bianca si offre completamente al commento pubblico e al pubblico dibattito, non si preoccupa se sotto i proprio video o nei propri status compaiano commenti fuori luogo o offensivi, perché si fida della capacità degli utenti di controllarsi e di gestirsi in modo civile (e a leggere i commenti, per ora, i cittadini dimostrano la loro maturità). E confida soprattutto nelle sue azioni e nelle proprie politiche per evitare i commenti critici. Il commento, da atto privato tra utenti, diventa qualcosa di pubblico e forma un nuovo modo di intendere l’opinione pubblica. Un opinione che, effettivamente, tiene il governo sempre sotto controllo ed ha gli strumenti per diventare massa critica.
Quanti sono oggi i governi che hanno il coraggio di sottoporsi a questo tipo di controllo pubblico?” [corsivo e grassetto del sottoscritto].

Ulteriori link (personali) utili per continuare il discorso:

Obama sull’istruzione: per tutti, buona e al passo con i tempi

Il programma riguardante l’istruzione dell’amministrazione presidenziale americana a guida Obama è stato quasi ignorato o minimamente discusso dai mezzi di “informazione” in Italia, al limite dell’assenza assoluta di dibattito pubblico e privato. Siamo in un paese – l’Italia – dove parlare di scuola e istruzione per il presente e il futuro equivale al nulla, dove il pernacchio dell’ultimo reality show ha dignità di prima serata con tanto di programmi di approfondimento, sia a livello privato che a livello pubblico. Negli USA il peso dell’istruzione è diventato elemento strategico per la politica nazionale.
Obama ha quindi illustrato quelli che lui stesso chiama (in inglese) i “Five Pillars” (i cinque pilastri) del suo programma d’azione sull’istruzione durante un discorso all’United States Hispanic Chamber of Commerce lo scorso martedì 10 Marzo, al Washington Marriott Metro Center. A questo link è possibile reperire sia il video (in inglese), sia il testo che scaricare entrambi. Ecco i “pilastri” dell’educazione secondo Obama:

1) “Investing in early childhood initiatives” like Head Start;
2) ) “Encouraging better standards and assessments” by focusing on testing itineraries that better fit our kids and the world they live in;

Obama, Taking on Education
Obama, Taking on Education

3) “Recruiting, preparing, and rewarding outstanding teachers” by giving incentives for a new generation of teachers and for new levels of excellence from all of our teachers.
4) “Promoting innovation and excellence in America’s schools” by supporting charter schools, reforming the school calendar and the structure of the school day.
5) “Providing every American with a quality higher education-whether it’s college or technical training.”
In sintesi, lo sviluppo e la promozione socio-economica dipende dalla promozione dell’istruzione di qualità, dall’avere insegnanti bravi e ben pagati, dal non lasciare indietro alcun bambino, dall’avere un’ottima istruzione universitaria, perché già dal 2016 si dovrebbero avere professioni e percorsi lavorativi che imporranno la necessità di padroneggiare concetti e capacità di livello, internet incluso. Infine (e molto interessante per i profeti di sventure economiche di bilancio che negano adeguati fondi all’istruzione), Obama dimostra che nel lungo periodo una persona poco e/o male istruita costa di più alla comunità che una con le migliori opportunità.