Quando i giornali (o le televisioni) cominciano a parlare di social network (SN), di reti sociali e gruppi internet per lo scambio di informazioni, tutti cominciano ad assumere toni preoccupati, scandalizzati, “worried” (in lingua inglese). Se poi sono i nostri studenti a usare i SN, tipo Facebook, allora è peggio ancora e i toni diventano da crisi quasi mondiale. Penso che tutto questo in verità nasconda alcune cose:
a) ignoranza dei mezzi;
b) difficoltà a comprendere nuove modalità comunicative;
c) incapacità di relazionarsi adeguatamente, anche se virtualmente;
d) siamo sicuri che l’interazione sociale tramite internet sia davvero cattiva?
Una posizione contraria all’uso non etico dei SN è tipica degli esponenti della Chiesa Cattolica, sia italiani che inglesi (vedi articolo su The Times qui) specie con particolare riferimento al “Cyberbullismo”, al bullismo subito su un SN come Bebo o Facebook. L’ultimo caso di suicidio – pochi, per la verità e grazie al cielo – è capitato a Napoli: il quindicenne di Torre del Greco l’aveva annunciato da tempo e aveva perfino iniziato un conto alla rovescia verso la morte!
Cosa ci insegna questo evento triste e non desiderato? Innanzitutto, l’annuncio sulla piazza di Facebook è un’indubbia richiesta di aiuto e disperazione personale messa in luce, che l’individualismo dilagante meglio avrebbe fatto a considerare con più attenzione. Tutti, ma proprio tutti – noi insegnanti per primi – dovremmo cogliere tutti i segnali, anche i più lievi, di disagio personale dei nostri alunni: siamo in classe proprio per questo, non solo per trasmettere conoscenze.
In secondo luogo, educare gli adolescenti all’uso consapevole del mezzo: i SN sono sia un’estensione virtuale dell’interazione sociale, ma impongono anche una modifica dei tempi e degli spazi di comunicazioni, senza considerare la modalità comunicativa in sé. Gli elementi da considerare sono la rapidità nel reperimento informazioni, la condivisione dei dati con una platea più ampia di persone, la tendenza ad abbassare le barriere psicologiche di un contatto non fisico (quindi ritenuto più inoffensivo, a torto), la tendenza (automatica, purtroppo) a condividere anche dati personali “sensibili”, ecc. Su quest’ultimo punto dei dati personali, per esempio, suggerisco di evitare di permettere a Facebook di accedere alle informazioni personali e dei vostri amici/contatti, specie se volete conoscere cose tipo “Chi è la persona ideale?”, “Il biscotto/cioccolatino della fortuna?”, “Il vero oroscopo” e fesserie seguenti. In altre parole, aprite i portoni del vostro vissuto personale a intrusi…
C’è un vantaggio nell’uso dei SN a scuola? Sì: è un mezzo per conoscere i propri alunni e interagire ancora di più, aldilà delle poche ore a disposizione, con il benefico effetto della costruzione di un clima psicologico positivo e amichevole. Come tante cose, il mezzo in sé non è cattivo: basta capire come e perché usarlo…